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Immagino che te lo stai chiedendo, perché è la domanda che mi sento fare più spesso: perché proprio le perle scaramazze? Non sono meglio le perle classiche?
Per come la vedo io non sono né meglio, né peggio: semplicemente, sono un’altra cosa.
E ora ti spiego perché.
Che cos’è la perla scaramazza
La scaramazza è una perla come le altre, solo che è imperfetta. Non ha una forma ben definita come la perla classica. Per questo motivo viene anche detta barocca e, a mio giudizio, proprio qui sta il suo fascino. In generale, sono barocche tutte le perle con forma irregolare.
Come tutte le perle, anche la scaramazza può essere naturale o coltivata e si forma all’interno di ostriche e altri molluschi per effetto di un fenomeno di autodifesa: quando un il mollusco entra in contatto con un corpo estraneo, un granello di sabbia o un parassita, secerne una sostanza chiamata madreperla che avvolge l’intruso e lentamente si indurisce. Se il processo avviene nel tessuto muscolare del mollusco (che è più rigido e duro) la madreperla non si deposita in modo uniforme e nasce la perla scaramazza, con le sue forme irregolari, le sue “ammaccature”, le sue dimensioni variabili.
È la bellezza dell’imperfezione. Ma sai cosa rende davvero speciali le perle scaramazze? Che non ce n’è mai una uguale all’altra: oltre alla forma, ognuna ha un colore diverso e un diverso modo di riflettere la luce. Qualcuno dice che sono perfettamente imperfette e io condivido! E questo significa che un gioiello modellato su una perla barocca sarà sempre esclusivo, unico e irripetibile.
Le perle scaramazze, quindi, sono una validissima alternativa se ami le perle ma cerchi qualcosa di diverso, di originale, di moderno per un look meno classico e scontato.
Una perla barocca si fa subito notare ed esalta sempre la personalità di chi la indossa perché è sinonimo di voglia di osare, di anticonformismo, di carattere forte, di stile personale. Per non dire che, dal mio punto di vista, è un continuo stimolo alla creatività: è la forma della perla ad ispirarmi il disegno e non viceversa. Ecco perché non c’è pericolo di avere due gioielli perfettamente uguali.
La qualità della perla barocca
La natura non si fa mai incasellare. Quindi possiamo dire che le forme delle perle scaramazze sono infinite. Alcune comunque sono state codificate con i relativi nomi: Keshi (le più rare e apprezzate in gioielleria), Coin, Biwa (dall’omonimo lago giapponese), gemelli, patate, monete, grani di riso, cuore, pera, nocciola, semi-barocca, goccia ecc.
Ovviamente non hanno tutte lo stesso valore. Come per le perle tradizionali, si valuta la qualità di una perla scaramazza in base al colore, alla luminosità/lucentezza, alla perlescenza (cioè la capacità di riflettere la luce), al peso e alla dimensione. Le più comuni (circa il 90%) sono quelle d’acqua dolce (e quindi di minor valore e minor prezzo), ma non è raro che una perla barocca faccia la sua comparsa tra le famose perle dei Mari del Sud, tra quelle di Tahiti e persino tra le rinomate Akoya, che di solito sono perfettamente sferiche. In questo caso il valore (e dunque il prezzo) della perla aumenta.
Da Australia, Indonesia e Birmania giungono le quantità maggiori e sono di solito di colore chiaro. Quelle con tonalità più scure arrivano in prevalenza dalle acque dell’oceano Pacifico che bagnano Tahiti, di altissimo prestigio.
Resta che, generalmente, le perle scaramazze sono più economiche non perché siano di minore qualità ma perché sono più comuni e facilmente reperibili rispetto alla perla perfettamente rotonda e liscia.
In generale, possiamo dire che più la perla barocca è grande e la sua forma è regolare e simmetrica, più è alto il suo valore. Inoltre, una perla è di elevata qualità quando è luminosa e restituisce riflessi iridati cangianti.
Un po’ di storia
La fortuna delle perle scaramazze risale al periodo tra il XVI e il XVII secolo: mentre da una parte si diffondeva il loro uso “di massa” per via del prezzo più basso, dall’altro la loro particolarità, a differenza di quelle tonde, permetteva ai gioiellieri di cimentarsi in creazioni straordinarie e bizzarre, fino a far diventare il gioiello un oggetto da collezione, un capolavoro artistico.
Dimensioni straordinarie, colori particolari, lucentezza e perlescenza intense della perla barocca davano vita a gioielli di grande maestria, raffiguranti fauni, tritoni e altri animali fantastici che le famiglie ricche e nobili dell’epoca facevano a gara nel possedere e collezionare (la maggior parte sono andati perduti a causa della degradabilità della madreperla, ma alcuni sono ancora conservati in musei e collezioni private).
Nei secoli successivi le perle sferiche prendono il sopravvento nel settore della gioielleria perché considerate più rare e quindi di maggior valore e bisognerà aspettare l’inizio del XX secolo – con la stagione del Liberty che amava le forme morbide e floreali – perché la perla scaramazza torni in auge, sebbene per un breve periodo: l’avvento delle perle di coltivate cambia nuovamente il mercato.
Oggi le perle scaramazze fanno bella mostra di sé sia nei bijoux che nella gioielleria vera e propria dove vengono impiegate le barocche di grande valore come quelle dei Mari del Sud o di Tahiti. Ci sono straordinari esempi di gioiellieri di fama internazionale (come Buccellati) che traggono ispirazione dalle svariate forme delle scaramazze per creare gioielli-capolavoro.
Conclusione
Avrai certamente capito che il fatto di avere una forma irregolare non fa della perla scaramazza una perla “minore” o di seconda scelta. Una perla barocca può avere una qualità tale da essere superiore ad una perfettamente sferica (e viceversa) e dunque il confronto non ha senso. Dal mio punto di vista l’unico confronto da fare è tra perle brutte e perle belle!